{"id":16088,"date":"2023-12-05T12:00:00","date_gmt":"2023-12-05T11:00:00","guid":{"rendered":"https:\/\/legrandcontinent.eu\/it\/?p=16088"},"modified":"2023-12-05T10:25:07","modified_gmt":"2023-12-05T09:25:07","slug":"cop28-lecologia-su-scala-pertinente","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/legrandcontinent.eu\/it\/2023\/12\/05\/cop28-lecologia-su-scala-pertinente\/","title":{"rendered":"COP28: l\u2019ecologia su scala pertinente\u00a0"},"content":{"rendered":"\n

Da Dubai a Angers<\/strong><\/h2>\n\n\n\n

La triplice crisi globale (cambiamento climatico, crollo della biodiversit\u00e0 e proliferazione dell\u2019inquinamento) sta mettendo l\u2019umanit\u00e0 di fronte a scelte cruciali per il suo futuro. Ma sta anche scuotendo le nostre certezze e sconvolgendo i nostri tradizionali strumenti politici. Dipesh Chakrabarty ci insegna che questo disorientamento della politica deriva dalla rottura del nostro rapporto con la storia e il tempo<\/a> <\/span>1<\/sup><\/a><\/span><\/span>. Sono d\u2019accordo con questa osservazione, ma vorrei integrare l\u2019analisi con quella dell\u2019altro asse su cui si dispiega l\u2019azione politica: lo spazio. Il cambiamento climatico \u00e8 caratterizzato dal fatto che la natura universale della sfida coesiste con la natura profondamente locale delle politiche da attuare e persino con la natura intima dei cambiamenti che gli esseri umani devono apportare. Questo divario senza precedenti tra un piano globale nelle ambizioni e un campo locale o addirittura individuale nell\u2019azione, tra la mappa e il territorio, \u00e8 al centro dell\u2019aporia politica del nuovo regime climatico da costruire. La domanda che i politici si pongono ora \u00e8 come costruire coalizioni favorevoli al clima a tutti i livelli politici\u00a0 \u2013dalla COP28 al Parlamento Europeo fino al consiglio comunale di Angers\u00a0 \u2013creando allo stesso tempo un continuum d\u2019azione coerente tra queste geografie politiche. L\u2019ecologia \u00e8 infatti una geopolitica che deve integrare queste diverse dimensioni (globale, europea, nazionale, locale), altrimenti sar\u00e0 inefficace o inaccettabile. Come ex sindaco, ex parlamentare francese ed europeo, ora capo della delegazione francese nei principali negoziati internazionali sull\u2019ambiente, confrontandomi nella mia vita politica con ognuna di queste dimensioni, sono consapevole dell\u2019entit\u00e0 del compito, ma questo compito \u00e8 fondamentale.<\/p>\n\n\n\n

Il locale, la scala dell\u2019azione<\/strong><\/h2>\n\n\n\n

Tutto inizia e finisce dal locale. Il locale \u00e8 innanzitutto la scala in cui emerge la consapevolezza sensibile del clima, perch\u00e9 \u00e8 l\u00ec che si costruisce l\u2019identit\u00e0 degli individui e il loro rapporto con il mondo. Fernand Braudel <\/span>2<\/sup><\/a><\/span><\/span> ed Emmanuel Le Roy Ladurie<\/a> <\/span>3<\/sup><\/a><\/span><\/span> hanno dimostrato quanto l\u2019identit\u00e0 della Francia e dei suoi abitanti sia stata plasmata dai nostri paesaggi, dai nostri climi e dai nostri territori. Vedere queste componenti della nostra identit\u00e0 nazionale e personale cambiare sotto i nostri occhi a causa del cambiamento climatico e assistere alla perdita di biodiversit\u00e0 anno dopo anno \u00e8 profondamente traumatico e, ne sono convinto, rappresenta una formidabile spinta all\u2019azione. Vedo un\u2019equivalenza molto chiara tra preservare il nostro ambiente e preservare ci\u00f2 che siamo, come popolo e come individui. Cambiare per rimanere noi stessi significa cambiare le nostre abitudini quotidiane, il modo in cui consumiamo, il modo in cui viaggiamo, il modo in cui utilizziamo risorse vitali come l\u2019acqua e l\u2019energia. Cambiare per rimanere noi stessi \u00e8 l\u2019obiettivo principale delle politiche che sto portando avanti, ad esempio per controllare l\u2019espansione urbana, i cui eccessi negli ultimi cinquant\u2019anni hanno snaturato il nostro Paese, o per lanciare il piano di adattamento del nostro Paese a un aumento della temperatura di +4\u00b0C entro la fine del secolo, che sveler\u00f2 nel gennaio 2024.<\/p>\n\n\n\n

Vedo un\u2019equivalenza molto chiara tra preservare il nostro ambiente e preservare ci\u00f2 che siamo, come popolo e come individui<\/p>Christophe B\u00e9chu<\/cite><\/blockquote><\/figure>\n\n\n\n

Il lato oscuro di questa ipersensibilit\u00e0 locale nei confronti del cambiamento climatico \u00e8 rappresentato dalle reazioni contro le politiche ambientali che stanno esplodendo in tutta Europa. Queste reazioni riflettono la nascita di una nuova spaccatura ecologica europea<\/a>, con l\u2019emergere del \u00abpopulismo climatico\u00bb. Il populismo climatico prende le ricette del populismo tradizionale (essenzializzazione del popolo, rifiuto delle \u00e9lite, opposizione tra vicino e lontano<\/a>. e le applica alla protesta contro le politiche ambientali. Nei Paesi Bassi, basta guardare al Movimento Civico-Contadino<\/a> e al recente trionfo del \u00abPartito della Libert\u00e0\u00bb alle elezioni legislative, in Germania all\u2019AfD, in Spagna a Vox… In Francia, il tradizionale scetticismo climatico dell\u2019estrema destra \u00e8 transitato negli ultimi mesi verso questo discorso di populista-climatico, che seduce anche parti della destra tradizionale: ogni misura adottata per difendere l\u2019ambiente viene presentata come inevitabilmente punitiva, inevitabilmente controproducente, inevitabilmente dannosa per il potere d\u2019acquisto. Dobbiamo \u00absmettere di infastidire\u00bb i francesi sull\u2019ambiente perch\u00e9 le realt\u00e0 locali sono incompatibili con le misure che arrivano \u00abdall\u2019alto\u00bb, da Parigi o da Bruxelles. Un\u2019altra manifestazione di questa frattura \u00e8 il rifiuto o la relativizzazione della scienza, che \u00e8 necessariamente lontana dal senso comune: l\u2019estrema destra ama dipingere gli scienziati, in particolare quelli dell\u2019IPCC, come \u00abesagerati\u00bb…<\/p>\n\n\n\n

Dopo la globalizzazione commerciale negli anni 2000, la lotta al riscaldamento globale \u00e8 diventata il nuovo feticcio polemico dei populisti. Per combattere questa retorica climatico-populista, dobbiamo giocare al suo stesso gioco, riconciliando le scale, \u00ablocalizzando il globale\u00bb, per parafrasare Bruno Latour<\/a>. La chiave dell\u2019accettabilit\u00e0 sta in un approccio territorializzato alla transizione ecologica. Coinvolgere i francesi e gli europei nella transizione ecologica significa dare loro voce in capitolo nella definizione delle leve d\u2019azione a livello locale e dare spazio agli attori pubblici sul territorio, in particolare ai sindaci. \u00c8 questa la convinzione che guida il mio Tour de France de l\u2019\u00e9cologie<\/em> e il principio delle COP regionali che abbiamo istituito per diffondere la pianificazione ecologica a livello locale: responsabilizzare gli attori di ogni territorio significa creare un fenomeno di appropriazione dei vincoli e di adattamento delle soluzioni alla situazione locale. Con questo approccio, stiamo conciliando l\u2019emozione con l\u2019azione a livello locale, l\u2019unico antidoto alla frustrazione che alimenta il populismo.<\/p>\n\n\n\n

\n \n \t\r\n\t\t\t\t\t\r\n\t\t\t\t\t\r\n\t\t\t\t\t\r\n\t\t\t\t\r\n\t<\/picture>\r\n \n
La via lattea, i planeti e migliaia di stelle si riflettono negli immensi pannelli solari del parco solare di Gansu Dunhuang. \u00a9 Jeff Dai \/Animal News Agency\/SIPA<\/figcaption>\n <\/a>\n<\/figure>\n\n\n\n\n

La Nazione, la scala della visione<\/strong><\/h2>\n\n\n\n

Non potr\u00e0 esserci una transizione ecologica in un solo Paese. Ma il livello nazionale \u00e8 centrale, perch\u00e9 \u00e8 il luogo privilegiato del dibattito democratico e della costruzione del nostro immaginario collettivo. In effetti, queste due dimensioni vanno di pari passo: la narrazione nazionale \u00e8 la costruzione continua, attraverso il processo democratico, del \u00absognare del futuro\u00bb che Renan usava per descrivere la nazione. Sono convinto che la transizione ecologica debba diventare una dimensione essenziale di questa ambizione, di questa visione nazionale del futuro. Per raggiungere questo obiettivo, spetta ai nostri meccanismi democratici definire il futuro auspicabile verso cui dobbiamo tendere e creare le condizioni politiche per arrivarci. Si tratta di un compito di grande complessit\u00e0, ma \u00e8 la chiave del successo del nostro modello di fronte alle autocrazie che denunciano l\u2019inefficienza e la lentezza delle democrazie per distruggerle.<\/p>\n\n\n\n

In Francia, il tradizionale scetticismo climatico dell\u2019estrema destra \u00e8 transitato negli ultimi mesi verso questo discorso di populista-climatico, che seduce anche parti della destra tradizionale<\/p>Christophe B\u00e9chu <\/cite><\/blockquote><\/figure>\n\n\n\n

\u00c8 in questo contesto di lotta per la democrazia che Emmanuel Macron parla di \u00abecologia alla francese\u00bb. Ha l\u2019intuizione, che condivido pienamente, che esista un percorso nazionale specifico, segnato dalla nostra storia politica, amministrativa e sociale, verso una giusta transizione. Questo percorso \u00e8 costituito da un mix di pianificazione \u00aballa francese\u00bb, democratica e basata sugli incentivi, e di liberalismo \u00aballa francese\u00bb, cio\u00e8 pienamente attento al rispetto delle libert\u00e0 politiche e del posto dell\u2019uomo nell\u2019economia. In concreto, con la pianificazione ecologica, lo Stato ha fissato obiettivi ambiziosi in termini di riduzione di gas serra, di preservazione della biodiversit\u00e0 e di adattamento ai cambiamenti climatici. Spetta ora agli attori economici, sociali e locali appropriarsi di questi obiettivi e individuare i mezzi per raggiungerli.<\/p>\n\n\n\n

Al di l\u00e0 di questo metodo nazionale di transizione, dobbiamo combattere la battaglia dell\u2019immaginazione per definire la civilt\u00e0 che vogliamo. Mi sono assunto il compito di combattere alcune potenti narrazioni che sono totalmente in contrasto con il modello di societ\u00e0 sostenibile che dobbiamo costruire: la narrazione del fast-fashion e quella del Black Friday, che esaltano un modello di consumo eccessivo insostenibile non solo per il pianeta ma anche per la nostra sovranit\u00e0 economica. Come possiamo riconfigurare il nostro sistema produttivo per renderlo pi\u00f9 sovrano, pi\u00f9 circolare e pi\u00f9 efficiente dal punto di vista delle risorse? Come possiamo orientarci verso un consumo pi\u00f9 sobrio e locale? Quale modello di societ\u00e0 che concili la conservazione delle nostre libert\u00e0, la nostra prosperit\u00e0 e il nostro ambiente possiamo collettivamente definire? Queste sono le profonde aspirazioni della maggioranza dei francesi. E spetta a noi, in quanto politici, sviluppare democraticamente i modi e i mezzi per trasformare queste speranze in realt\u00e0.<\/p>\n\n\n\n

L\u2019Europa, la scala della potenza<\/strong><\/h2>\n\n\n\n

In materia di ambiente, come per altri temi, l\u2019Europa \u00e8 stata a lungo la scala della norma; ora deve appropriarsi della scala della potenza<\/a>. La lotta al cambiamento climatico pu\u00f2 essere il progetto unificante che, come la costruzione del mercato comune nel XX secolo, legher\u00e0 le nazioni europee e approfondir\u00e0 l\u2019Unione nel XXI secolo. Ma la violenza delle crisi ambientali, in un contesto post-pandemico e con tensioni geopolitiche senza precedenti nella storia dell\u2019Unione, pu\u00f2 anche distruggere la solidariet\u00e0 europea che abbiamo impiegato tanto tempo a costruire. Le elezioni europee del giugno 2024 dovrebbero quindi essere l\u2019occasione per noi europei di raccogliere la sfida e tagliare alcuni nodi gordiani se vogliamo diventare la prima potenza ecologica del mondo.<\/p>\n\n\n\n

In materia di ambiente, come per altri temi, l\u2019Europa \u00e8 stata a lungo la scala della norma; ora deve appropriarsi della scala della potenza<\/p>Christophe B\u00e9chu<\/cite><\/blockquote><\/figure>\n\n\n\n

Diventare una potenza ecologica significa innanzitutto accettare il legame tra la sfida climatica e la nostra capacit\u00e0 di innovare e sviluppare le tecnologie di domani. Se non facciamo dell\u2019Europa un leader tecnologico nel campo dell\u2019intelligenza artificiale e delle tecnologie verdi, andremo incontro sia al declassamento economico che alla catastrofe climatica. Diventare una potenza ecologica significa sfruttare il potere del mercato e le esemplari credenziali ambientali dell\u2019Europa al servizio di una diplomazia ambientale pi\u00f9 efficace. L\u2019Unione Europea si \u00e8 posta l\u2019obiettivo di diventare il primo continente a emissioni nette zero entro il 2050 e di ridurre le proprie emissioni nette di gas serra del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Questa ambizione ci d\u00e0 la leva necessaria per convincere e costringere un maggior numero di partner a impegnarsi per eliminare gradualmente i combustibili fossili e ridurre le proprie emissioni. Il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, entrato in vigore il 1\u00b0 ottobre, ci permette di utilizzare la leva del nostro potere commerciale per indurre un cambiamento nei nostri partner. Lo stesso vale per la deforestazione: l\u2019UE era responsabile del 16% della deforestazione globale attraverso le sue importazioni agricole (in particolare di soia e olio di palma). D\u2019ora in poi, solo i prodotti garantiti come esenti da deforestazione saranno ammessi sul mercato europeo. Richiedo che la dimensione ambientale e la reciprocit\u00e0 in questo settore diventino priorit\u00e0 nella diplomazia dell\u2019Unione Europea, che dovr\u00e0 farsi carico dei rapporti di forza che ne deriveranno necessariamente.<\/p>\n\n\n\n

L\u2019Europa \u00e8 una scala cardine, capace di influenzare tutte le altre, purch\u00e9 ne abbia la volont\u00e0!<\/p>\n\n\n\n

Il mondo, la scala delle ambizioni<\/strong><\/h2>\n\n\n\n

Sento il crescente scetticismo di coloro che hanno rinunciato all\u2019azione internazionale in un mondo frammentato dalla rivalit\u00e0 sino-americana e dall\u2019affermarsi del Sud globale sulla scena internazionale. Limitano il campo delle possibilit\u00e0 alla dimensione nazionale o locale<\/a>. Queste persone non si attendono nulla dalla COP28 o da qualsiasi altro grande evento internazionale. Mi permetto di dissentire: per me la frammentazione degli interessi non ha mai significato la certezza dell\u2019inazione. Creare coalizioni ed equilibri di potere per portare avanti una visione in mezzo a interessi diversi \u00e8 adatto tanto ai diplomatici quanto ai politici locali. Ci dicono che gli obiettivi climatici degli accordi di Parigi non saranno raggiunti. Questo \u00e8 un rischio reale. Ma chi pu\u00f2 credere che senza le COP e senza l\u2019ambizione internazionale i risultati sarebbero stati migliori? Creare un\u2019architettura globale per la governance ambientale in un mondo multipolare e con il ritorno della logica di potenza \u00e8 una grande sfida. Significa ripensare le pratiche, le istituzioni e gli standard del multilateralismo tradizionale. Ma la riconfigurazione del mondo lascia spazio alla ricerca di compromessi, accordi e coalizioni di interesse che, nonostante tutto, faranno progredire l\u2019umanit\u00e0.<\/p>\n\n\n\n

Nel dicembre 2022, la COP15 Biodiversit\u00e0 di Montreal ha visto l\u2019adozione da parte di 196 Paesi di un quadro globale per la biodiversit\u00e0. \u00c8 questa ambizione condivisa di proteggere il 30% della terra e del mare del pianeta, di ripristinare gli ecosistemi degradati dalle attivit\u00e0 umane, di ridurre l\u2019uso di pesticidi e di reindirizzare tutti i finanziamenti dannosi per la natura che si \u00e8 espressa dal 26 novembre nella Strategia nazionale per la biodiversit\u00e0 che ho presentato insieme al Primo Ministro. Proprio in questo momento, un trattato internazionale per porre fine al flagello dell\u2019inquinamento da plastica \u00e8 oggetto di intensi negoziati. Voglio che alla COP28 siamo altrettanto ambiziosi in materia di cambiamenti climatici, in particolare impegnandoci ad abbandonare i combustibili fossili. Il primo giorno della COP \u00e8 stata adottata l\u2019implementazione del fondo per finanziare le \u00abperdite e i danni\u00bb climatici: siamo sulla strada giusta! La diplomazia ambientale non ha detto la sua ultima parola e si sta traducendo in accordi concreti che si trasformano in azioni sul campo.<\/p>\n\n\n\n

Ma chi pu\u00f2 credere che senza le COP e senza l\u2019ambizione internazionale i risultati sarebbero stati migliori?<\/p>Christophe B\u00e9chu<\/cite><\/blockquote><\/figure>\n\n\n\n

\u00c8 con questa nota di speranza che vorrei concludere questo viaggio attraverso le geografie della transizione ecologica. La constatazione che siamo sempre pi\u00f9 in grado di costruire \u00abpiste di atterraggio\u00bb, per usare la metafora di Latour <\/span>4<\/sup><\/a><\/span><\/span>, tra le diverse scale di azione ambientale. Solo un esempio: durante i dodici giorni della COP 28 a Dubai, lancer\u00f2 otto COP regionali in Francia per localizzare la nostra pianificazione ecologica decisa a livello nazionale, sulla base degli impegni presi a livello europeo in applicazione dell\u2019Accordo di Parigi. \u00c8 un ottimo esempio di come i diversi livelli di azione possano lavorare insieme! Il nome COP non \u00e8 stato scelto a caso. Considerando queste COP regionali non come semplici comitati locali, ma come l\u2019ultimo miglio delle COP globali, stiamo costruendo una nuova forma di azione politica a misura d\u2019uomo. Riuscire a stabilire una grammatica comune per l\u2019azione sul clima tra Dubai e Angers determiner\u00e0 non solo la grammatica delle nostre politiche, ma anche e soprattutto la loro accettabilit\u00e0 da parte del maggior numero di persone. Abbiamo bisogno di un\u2019ecologia che ripristini, protegga e ravvivi il nostro rapporto con il mondo, a scala pertinente.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

Come preservare l\u2019ambiente senza estraniare la popolazione. Di fronte all\u2019ascesa del populismo climatico e in un momento in cui le democrazie sono sotto attacco in tutto il mondo, Christophe B\u00e9chu riflette sulle dimensioni dell\u2019agire ambientale, proponendo diversi quadri per incarnare collettivamente una lotta che coinvolge tutti noi. 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