{"id":1590,"date":"2021-03-19T16:32:34","date_gmt":"2021-03-19T16:32:34","guid":{"rendered":"https:\/\/legrandcontinent.eu\/ita\/?p=1590"},"modified":"2021-03-21T19:45:16","modified_gmt":"2021-03-21T19:45:16","slug":"dalla-comune-di-parigi-alleuropa-della-comunita-briciole-di-immaginario","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/legrandcontinent.eu\/it\/2021\/03\/19\/dalla-comune-di-parigi-alleuropa-della-comunita-briciole-di-immaginario\/","title":{"rendered":"Dalla Comune di Parigi all\u2019Europa della Comunit\u00e0: briciole di immaginario"},"content":{"rendered":"\n

Abbiamo gi\u00e0 avuto occasione di suggerire <\/span>1<\/sup><\/a><\/span><\/span> quanto di Victor Hugo si sia potuto pensare anche in modo altalenante e divertito, tanto da ridicolizzarlo prospetticamente in un testo narrativo, La Communarde<\/em> di Jacques Laurent, uscito nel 1970. Ma pure \u201cin diretta\u201d \u2013 ai tempi e nei dintorni quasi immediati della Commune de Paris \u2013 e nel nostro paese, si poteva leggere, giusto per fare un esempio, su Il Gazzettino rosa<\/em>, il 4 giugno 1871, un articolo di un certo Burbero che  ricordava l\u2019Hugo meno tenero con la Comune e in tal senso lo associava negativamente a Giuseppe  Mazzini (1805-1872): \u00abMazzini e Victor Hugo che biasimano la Comune per me vogliono dire una cosa sola ed \u00e8 questa: che un uomo il quale ha speso la vita predicando lontano dagli uomini e dalle cose non \u00e8 pi\u00f9 l\u2019uomo della situazione quando sia  giunto il momento di tradurre in fatto l\u2019idea politica di cui fu apostolo nell\u2019esilio\u00bb <\/span>2<\/sup><\/a><\/span><\/span>. <\/p>\n\n\n\n

In effetti, essere l\u2019uomo della situazione, dell\u2019ora x<\/em>, non era facile per nessuno, specie in Italia, dove la ricorrente ossessione per Roma <\/span>3<\/sup><\/a><\/span><\/span>, l\u2019anno prima, si era messa in scena anche grazie alla d\u00e9faite<\/em> francese. Di fatto, tra le fallite conciliazioni democratiche e gli spostamenti sull\u2019asse internazionale di mazziniani, tale ossessione aveva solo decretato in anticipo la fine delle conseguenze rivoluzionarie pi\u00f9 significative di quella situazione, cio\u00e8 la Commune de Paris<\/em>. Tanto che Michail Bakunin (1814-1876) non esita a stigmatizzare la marcia su Roma del 1870 <\/span>4<\/sup><\/a><\/span><\/span>, pur comprendendola, specie dal punto di vista dell\u2019operaio italiano che dell\u2019Urbe eterna non intuisce che il dispotismo morale e intellettuale: ma dal momento che il fatto di mandare contro un papa i soldati di un re, non ci libera n\u00e9 del papa, n\u00e9 del re, n\u00e9, soprattutto, dei soldati, Bakunin preferisce alla marcia la promozione di una pi\u00f9 concreta rivoluzione sociale chez soi<\/em> <\/span>5<\/sup><\/a><\/span><\/span>. Fare la rivoluzione in casa propria prima di tutto e poi, meglio, comune per comune, ciascuno nella propria citt\u00e0 e a un tempo tutti insieme, in maniera utopica, forse, ma condivisa, in seno alla situazione, all\u2019ora x<\/em> per l\u2019appunto. <\/p>\n\n\n\n

Da questa prospettiva, \u00e8 facile anche capire che la citt\u00e0-comune di Parigi, che all\u2019ora x<\/em> ci \u00e8 andata comunque vicina, \u00e8 stata tradita non da s\u00e9 stessa ma dalle altre citt\u00e0. A partire da quelle francesi (sempre Burbero scrive, parlando di una repubblica che sa molto  di impero: \u00abSe la Francia avesse compreso Parigi,  la repubblica in poco volger di tempo dominerebbe il mondo\u00bb <\/span>6<\/sup><\/a><\/span><\/span>); ma anche, chez nous<\/em>, da quell\u2019Urbe il cui lume ha finito per attirare e bruciare le ali delle altre citt\u00e0 italiane che dopo il 1870-1871 hanno sognato un\u2019insurrezione \u201cfatta in casa\u201d. <\/p>\n\n\n\n

E allora forse non \u00e8 un caso che anche Bakunin, e ben prima di Victor Hugo, finisca ridicolizzato in un altro romanzo storico gi\u00e0 novecentesco, stavolta italiano. Si tratta del famoso Il diavolo al Pontelungo<\/em> (1927) di Riccardo Bacchelli (1891-1985) <\/span>7<\/sup><\/a><\/span><\/span>. <\/p>\n\n\n\n

Dal momento che il fatto di mandare contro un papa i soldati di un re, non ci libera n\u00e9 del papa, n\u00e9 del re, n\u00e9, soprattutto, dei soldati, Bakunin preferisce alla marcia la promozione di una pi\u00f9 concreta rivoluzione sociale chez soi<\/em>.<\/p>luciano curreri<\/cite><\/blockquote><\/figure>\n\n\n\n

Certo, niente di male e di particolarmente nuovo, se non fosse che l\u2019Hugo meno tenero con la Comune \u00e8 poi anche servito, dall\u2019altra parte della barricata, a sbarazzarci intellettualmente, una volta di pi\u00f9, della Commune de Paris, un po\u2019 come l\u2019Hugo grottesco di La Communarde<\/em> \u00e8 in fin dei conti servito, insieme al testo tutto, a strappare l\u2019albero del Sessantotto dalla radice. Quella radice della\u00a0 stessa Comune europeisticamente intesa o, meglio, intuita in potenza come tale, e tuttavia destinata a smarrirsi nella sua pi\u00f9 astratta funzione di archetipo, quasi si trattasse soltanto di un \u201cassedio\u201d <\/span>8<\/sup><\/a><\/span><\/span> da esportare lungo l\u2019asse del tempo e\u00a0 non anche in quello dello spazio. Insomma, Parigi come Roma, due citt\u00e0 cul-de-sac<\/em> della Storia.\u00a0<\/p>\n\n\n\n

Di pi\u00f9. Il fatto di screditare l\u2019Hugo che rientra dall\u2019esilio e non riesce a tradurre il suo pi\u00f9 o\u00a0meno significativo apostolato in azione \u00e8 gi\u00e0 un modo per esaltare lo scarto che si apre in prospettiva fra il ritorno dell\u2019individuo ridotto a feticcio <\/span>9<\/sup><\/a><\/span><\/span> e l\u2019ora presente pensata come fine a s\u00e9 stessa; quindi \u00e8 anche gi\u00e0 un modo per far perdere credito in anticipo a tutti quei communards<\/em> che dopo l\u2019amnistia ritornano dall\u2019esilio (si ripensi a Beno\u00eet Malon) o finanche\u00a0 dalla deportazione <\/span>10<\/sup><\/a><\/span><\/span>: sono stati lontani, soli, e non saranno pi\u00f9 le donne e gli uomini della situazione. Perch\u00e9 la vita \u00e8 a senso unico e non esiste avvenire, n\u00e9 espressioni che per davvero possano assicurarcelo (al limite solo qualche algoritmo).\u00a0<\/p>\n\n\n\n

Ora, se noi pensiamo al ritorno come a una disponibilit\u00e0 dell\u2019io nei confronti di un destino e di un processo collettivi <\/span>11<\/sup><\/a><\/span><\/span> o, se si vuole, nei confronti della memoria e nei termini di un\u2019attesa non scontata del futuro, e se proviamo per il passato un poco di timore e un minimo sindacale di piet\u00e0, forse \u00e8 proprio nello scarto che si apre fra un ritorno meno monolitico e sterile e una situazione non fine a s\u00e9 stessa, n\u00e9 in senso temporale n\u00e9 in senso spaziale, che l\u2019espressione hugolienne<\/em> di \u00abpatron communal\u00bb<\/em> d\u00e0 ai contemporanei un segnale di reale speranza e insieme offre la concettuale intuizione d\u2019una inedita e fortemente autonoma caratteristica  della Commune: al punto d\u2019aprire un nuovo modo di interrogarsi sulla stessa e su una non ancora del tutto esplorata tradizione intellettuale, se non per certi versi e quasi via un \u201cistinto mimetico\u201d. Come capita, ad esempio, a Kristin Ross quando prova a sviluppare in modo militante la nozione di \u00abluxe communal<\/em>\u00bb: nozione che vuole designare l\u2019invenzione tutta comunarda di  lottare e vivere collettivamente (anche se pi\u00f9 nei clubs che sulle barricate) <\/span>12<\/sup><\/a><\/span><\/span>. <\/p>\n\n\n\n

Certo, appartenendo a uno schieramento politico plurale e del tutto straordinario, il \u00abluxe  communal<\/em>\u00bb ha avuto le sue forme specifiche, che travalicano quelle della bella favola repubblicana che le riduce, con la semaine sanglante<\/em>, alla normalit\u00e0 cui plaude anche Zola, con le sue belle madamine finalmente a spasso coi bambini, il  sorriso e il sole di ritorno: le ambizioni sociali del \u00abluxe communal<\/em>\u00bb sono alla base, se non di un comune programma, di un minore asservimento alla politica e per contro di una maggiore disposizione all\u2019arte e all\u2019educazione, alla cultura tutta e al rapporto con il lavoro, in maniera rigenerante. Tale rigenerazione non pu\u00f2 che essere straniante novit\u00e1 nella ricezione esterrefatta di molta contemporanea borghesia, tutta tesa a obliare il famoso appello dello scomparso \u2013 nel 1865 \u2013 ma presentissimo Proudhon, evocato anche da Benjamin nei  suoi Appunti e materiali relativi a La Comune: \u00abSauvez le peuple, sauvez[-vous] vous-m\u00eames, comme  faisaient vos p\u00e8res, par la R\u00e9volution\u00bb <\/span>13<\/sup><\/a><\/span><\/span>. E non si tratta neppure di una generalizzata \u00abf\u00eate des fous\u00bb<\/em> <\/span>14<\/sup><\/a><\/span><\/span>, anche se per tale la si  vorr\u00e0 far passare su quella stessa lunga distanza, dal Medioevo almeno a oggi, che pu\u00f2 raccontare una storia ben  diversa, nonostante il soggetto oppresso rimanga lo stesso: il popolo. In questa direzione, peraltro, i  vinti della Commune non diventano vincitori <\/span>15<\/sup><\/a><\/span><\/span>. Perch\u00e9 in prospettiva n\u00e9 la fantasia artistico-artigiana di un Morris, dispiegata tra opera e vita, n\u00e9 il pensiero scientifico e anarchico a un tempo di Kropotkin  non bastano a fare \u201ctana, libera tutti\u201d di fronte alla radicata idea di nazione che \u00e8 costretta a concretare Parigi. E poco importa, viste le tante e alterne confusioni da ogni parte, se imperiale o repubblicana. <\/p>\n\n\n\n

Per un attimo, siamo di fronte a una sorta di sintonia epocale fra la Comune e Parigi: \u00e8  come se la Comune concretizzasse d\u2019un colpo, in  maniera inedita, quella vocazione alla pi\u00f9 aperta condivisione che il XIX secolo aveva ben accordato alla citt\u00e0 di Parigi.<\/p>luciano curreri<\/cite><\/blockquote><\/figure>\n\n\n\n

Tuttavia, per un attimo, siamo di fronte a una sorta di sintonia epocale fra la Comune e Parigi: \u00e8 come se la Comune concretizzasse d\u2019un colpo, in  maniera inedita, quella vocazione alla pi\u00f9 aperta condivisione che il XIX secolo aveva ben accordato alla citt\u00e0 di Parigi. In effetti, la  meteora della Comune pot\u00e9 essere quel che fu, pot\u00e9 parlare a tutti quelli a cui parl\u00f2 (da Bakunin a  certi mazziniani), proprio perch\u00e9 si permise di confiscare e poi sposare l\u2019urbana geografia parigina, riducendone la portata in termini geopolitici francocentrici e sognandola come una serie di matrimoni popolari a livello internazionale ed europeo <\/span>16<\/sup><\/a><\/span><\/span>. Come racconta Jean Cassou, di cui Walter Benjamin si appunta un articolo apparso il 22 maggio 1936 e dedicato alla Semaine sanglante,<\/em> in cui parla di quel grande artista e superbioso barricadiero che risponde al nome di Gustave Courbet  (1819-1877). E siamo quasi immersi in uno scampolo di conversazione di quel communard<\/em> sognatore ma vero pittore materico: \u00abLouise Michel, rapportant dans ses souvenirs une conversation qu\u2019elle eut avec Gustave Courbet, nous montre le grand peintre communard, extasi\u00e9 d\u2019avenir, se perdre dans des r\u00eaveries qui, pour sentir le xixe<\/sup> si\u00e8cle, n\u2019en sont pas moins \u2013 si non \u00e0 cause m\u00eame de cela \u2013 d\u2019une touchante et merveilleuse grandeur. \u201cChacun, prophetise Courbet, se livrant sans entraves, \u00e0 son g\u00e9nie, Paris doublera son importance. Et la ville internationale europ\u00e9enne pourra offrir aux arts, \u00e0 l\u2019industrie, au commerce, aux transactions de toutes sortes, aux visiteurs de tous pays, un ordre imp\u00e9rissable, l\u2019ordre par les citoyens qui ne pourra \u00eatre interrompu par les pr\u00e9textes de  pr\u00e9tendants monstrueux\u201d. Songe candide par ses aspects d\u2019Exposition Universelle, mais qui, tout de m\u00eame, implique de profondes r\u00e9alit\u00e9s, et tout d\u2019abord la certitude d\u2019un ordre unanime \u00e0 fonder, \u201cl\u2019ordre par les citoyens\u201d\u00bb<\/em> <\/span>17<\/sup><\/a><\/span><\/span> <\/span>18<\/sup><\/a><\/span><\/span>. <\/p>\n\n\n\n

Ora, questa, potremmo dire, estasi di avvenire,  questa visione di \u00abcitt\u00e0 aperta\u00bb in divenire riposa su quanto di eminentemente culturale, di immaginario, la citt\u00e0 di Parigi aveva gi\u00e0 accumulato in seno all\u2019Ottocento. \u00abLes  \u00e9crivains contre la Commune\u00bb attraverso Paul Lidsky (e non solo <\/span>19<\/sup><\/a><\/span><\/span>), diventano \u2013 oserei proporre un titolo di Andr\u00e9 Reszler (1933) \u2013 \u00abl\u2019intellettuale contro l\u2019Europa\u00bb <\/span>20<\/sup><\/a><\/span><\/span>. Perdono il loro capitale culturale \u2013 gli scrittori, gli intellettuali \u2013 e non ci stanno, tanto  quanto non ci stanno i Versagliesi a perdere il loro  capitale politico. L\u2019interesse pi\u00f9 gretto, poi, cio\u00e8 quell\u2019economia che la fa gi\u00e0 da padrona senza essere matura, non divide pi\u00f9 un campo dall\u2019altro, magari via la vecchia  ambiguit\u00e0 romantica, e finisce invece per mettere  d\u2019accordo le due parti. <\/p>\n\n\n\n

Mentre gli artisti sembrano davvero cavarsela meglio, perch\u00e9 \u2013 un po\u2019  come gli artigiani e molti operai della citt\u00e0 (dal  calzolaio al tipografo, per esempio, o dal ferroviere al rilegatore) <\/span>21<\/sup><\/a><\/span><\/span> \u2013 sanno naturalmente di federazione  e di ateliers, associazioni, liquidit\u00e0 municipali e finanche di potenziali e popolari matrimoni internazionali, europei, e \u2013 ammesso e non concesso che non abbiano (e non tutti infatti lo hanno)  un bagaglio socialista, proudhoniano o marxista  (ma il federalismo di Proudhon \u00e8 quasi sempre  presente, come un sottile filo necessario a unire i diversi manifesti della Comune) <\/span>22<\/sup><\/a><\/span><\/span> \u2013  puntano comunque in molti a un\u2019idea di futuro  meno chiusa, meno monolitica e meno sterile (la  libera alleanza, il libero diritto di associazione \u00e8  alla base del federalismo generalizzato o integrale di Proudhon) <\/span>23<\/sup><\/a><\/span><\/span>. <\/p>\n\n\n\n

Ed \u00e8 forse questo il miglior modo di intendere e  di spendere \u2013 a livello internazionale \u2013 il capitale  parigino, del resto pronto a essere raddoppiato se non ci saranno impedimenti di sorta, se l\u2019ordine cittadino sar\u00e0 unanime e rispettoso della libert\u00e0  di \u00abchacun<\/em>\u00bb, di ognuno, come suggerisce Courbet. <\/p>\n\n\n\n

Non possiamo non notare, ovviamente, che, all\u2019interno della dialettica che quanto detto tende a supporre, manca l\u2019occasione di proiettare il dentro nel fuori, sostanzialmente perch\u00e9 si \u00e8 sotto assedio e perch\u00e9 il capitale immaginario di altre citt\u00e0, di Lyon o Marseille, per quanto non banale, non basta a produrre altri assedi fecondi e tesi a darsi e dirsi nel fuori del mondo, della Francia e  poi (e almeno) dell\u2019Europa. I cerchi concentrici non vanno al di l\u00e0 di Parigi. Sono tutte pietre in  uno stagno, che non riesce a diventare lago, via altri stagni, e poi mare, attraverso altri laghi. Anche perch\u00e9 l\u2019armata dei tedeschi \u00e8 peggio di quella dei francesi, quanto a udito. <\/p>\n\n\n\n

I cerchi concentrici non vanno al di l\u00e0 di Parigi. Sono tutte pietre in  uno stagno, che non riesce a diventare lago, via altri stagni, e poi mare, attraverso altri laghi. Anche perch\u00e9 l\u2019armata dei tedeschi \u00e8 peggio di quella dei francesi, quanto a udito. <\/p>LUCIANO CURRERI<\/cite><\/blockquote><\/figure>\n\n\n\n

E purtroppo l\u2019udito non migliora neanche quando ci si mette, per una volta, a fare Comune e a fare Europa, un grande scrittore, una personalit\u00e0 del calibro di Hugo, cercando, attraverso appelli e lettere, un modo di far partire (ed esportare) dal molo parigino lo stesso \u201cbateau ivre<\/em>\u201d di Parigi, magari con un pilota che non corrisponda al famoso Stato nello Stato ma a una specie di crogiolo popolare abbastanza moderato (e anti-imperialista) capace di mettere in comunicazione il dentro e il fuori \u2013 dalla soglia di un probabile  assedio \u2013 e quindi di conciliare le aspirazioni di tutti, del popolo parigino come di  quello prussiano. <\/p>\n\n\n\n

Ecco, bisogna tornare a Victor Hugo, ai suoi testi, per riconoscere alcune intuizioni che si vanno gi\u00e0 affinando nel suo Appel aux Allemands <\/em>del 1870 <\/span>24<\/sup><\/a><\/span><\/span>, dove, in effetti, l\u2019esiliato, lo scrittore-secolo si indirizza in termini inequivocabili al popolo della Prussia,  le cui truppe si apprestavano a marciare verso  la capitale francese: \u00abParis est votre centre. C\u2019est  \u00e0 Paris que l\u2019on sent vivre l\u2019Europe [\u2026] Libert\u00e9,  \u00c9galit\u00e9, Fraternit\u00e9 : nous \u00e9crivons sur notre  drapeau : \u00c9tats-Unis d\u2019Europe<\/em>\u00bb. <\/span>25<\/sup><\/a><\/span><\/span><\/p>\n\n\n\n

Ma solo qualche mese dopo, la \u00abd\u00e9b\u00e2cle<\/em>\u00bb \u00e8 consumata, i comunardi amministrano Parigi, ed \u00e8 sempre dall\u2019estero, da Bruxelles, che Victor Hugo,  in una lettera ad Auguste Vacquerie (1819-1895)  e a Paul Meurice (1818-1905), afferma che \u00abParis  est une commune, la plus n\u00e9cessaire de toutes,  comme la plus illustre. [\u2026] Paris veut, peut et doit offrir \u00e0 la France, \u00e0 l\u2019Europe, au monde, le patron communal, la cit\u00e9 exemple\u00bb<\/em> <\/span>26<\/sup><\/a><\/span><\/span>. <\/p>\n\n\n\n

E sempre da Bruxelles, dall\u2019esilio, non \u00e8 difficile recuperare, in Actes et paroles<\/em> (1876), passaggi  dal tenore profetico: \u00abParis, je l\u2019ai dit d\u00e9j\u00e0 plus d\u2019une fois, a un r\u00f4le europ\u00e9en \u00e0 remplir. Paris est un propulseur. Paris est l\u2019initiateur universel. Il  marche et prouve le mouvement. Sans sortir de son  droit, qui est identique \u00e0 son devoir, il peut, dans son enceinte, abolir la peine de mort, proclamer le droit de la femme et le droit de l\u2019enfant, appeler la femme au vote, d\u00e9cr\u00e9ter l\u2019instruction gratuite et obligatoire, doter l\u2019enseignement la\u00efque, supprimer les proc\u00e8s  de presse, pratiquer la libert\u00e9 absolue de publicit\u00e9, d\u2019affichage et de colportage, d\u2019association et de meeting, se refuser \u00e0 la juridiction de la magistrature imp\u00e9riale, installer la magistrature \u00e9lective, prendre le tribunal de commerce et l\u2019institution des prud\u2019hommes comme exp\u00e9rience faite devant servir de base \u00e0 la r\u00e9forme judiciaire, \u00e9tendre le jury aux causes civiles, mettre en location les \u00e9glises, n\u2019adopter, ne salarier et ne pers\u00e9cuter aucun culte, proclamer la libert\u00e9 des banques, proclamer le droit au travail, lui donner pour organisme l\u2019atelier communal et le magasin communal, reli\u00e9s l\u2019un \u00e0 l\u2019autre par la monnaie fiduciaire \u00e0 rente, supprimer l\u2019octroi, constituer l\u2019imp\u00f4t unique qui est l\u2019imp\u00f4t sur le revenu; en un mot abolir l\u2019ignorance, abolir la mis\u00e8re, et, en fondant la cit\u00e9, cr\u00e9er le citoyen. Mais, dira-t-on, ce sera mettre un \u00e9tat dans l\u2019\u00e9tat. Non, ce sera mettre un pilote dans le navire<\/em>\u00bb <\/span>27<\/sup><\/a><\/span><\/span> <\/span>28<\/sup><\/a><\/span><\/span>. <\/p>\n\n\n\n

Ebbene potremmo forse optare per una provvisoria ma gi\u00e0 strutturante \u201cconclusione\u201d, e dire che con Victor Hugo la nozione militante \u2013 ma  pure un po\u2019 fuorviante \u2013 di \u00abluxe communal<\/em>\u00bb, cos\u00ec come \u00e8 elaborata da Kristin Ross, tende a diventare  \u2013 all\u2019altezza degli avvenimenti e talora e finanche in maniera anticipata e profetica, cio\u00e8 intuita e quasi inventata \u2013 proprio quella di \u00abpatron communal<\/em>\u00bb. <\/p>\n\n\n\n

Victor Hugo, l\u2019esiliato, lo scrittore-secolo si indirizza in termini inequivocabili al popolo della Prussia,  le cui truppe si apprestavano a marciare verso  la capitale francese: \u00abParis est votre centre. C\u2019est  \u00e0 Paris que l\u2019on sent vivre l\u2019Europe [\u2026] Libert\u00e9,  \u00c9galit\u00e9, Fraternit\u00e9 : nous \u00e9crivons sur notre  drapeau : \u00c9tats-Unis d\u2019Europe<\/em>\u00bb.<\/p>LUCIANO CURRERI<\/cite><\/blockquote><\/figure>\n\n\n\n

Come? Grazie soprattutto \u2013 direi sempre via la metafora navale <\/span>29<\/sup><\/a><\/span><\/span> \u2013 al \u201cpescaggio europeo\u201d del \u00abpatron communal<\/em>\u00bb, e non tanto e non solo per la volont\u00e0 di farsi sentire nel bacino d\u2019Europa ma per fare in modo che il \u00abnavire<\/em>\u00bb, il battello, sia sempre pi\u00f9 sentito, percepito come europeo. Ovviamente, questo tipo di discorso presuppone l\u2019abbandono di quanto di pi\u00f9 visceralmente settoriale e anticomunitario affiora nella magmatica esperienza della Comune di Parigi. Se penso a certi circoli intellettuali che ancora oggi si vogliono i discendenti di certe aspirazioni radicali  comunarde e a certi centri sociali, non posso non leggere un ritorno molto pi\u00f9 settario e sterile della Commune, praticato da alcuni personaggi \u201cpuri e duri\u201d ma anche, e sovente, da molti \u201cfigli di  pap\u00e0\u201d. E non penso che sia questo il modo pi\u00f9 originale per favorire un ritorno davvero altro della Comune di Parigi. In tal senso, non facciamo  che sbattere di nuovo contro le appropriazioni pi\u00f9 note, che tuttavia sono quelle anche pi\u00f9 facili.<\/p>\n\n\n\n

Invece, per ritrovare qualcosa del generoso appel<\/em> di Hugo, una eco del suo patron communal<\/em>, bisogna forse sognare con Denis de Rougemont, un secolo dopo, all\u2019altezza del 1976, attraverso la R\u00eaverie  d\u2019un f\u00e9d\u00e9raliste libertaire<\/em>, e la Formule d\u2019une Europe parall\u00e8le<\/em>. Quel Denis de Rougemont che \u00e8 vicino alle posizioni federaliste di Pierre-Joseph Proudhon <\/span>30<\/sup><\/a><\/span><\/span>, che \u00e8 stato uno dei pensatori che hanno ispirato la Commune<\/em>: \u00abDepuis trente ans que nos chefs d\u2019Etat la disent urgente, notre Union europ\u00e9enne n\u2019a cess\u00e9 de ne pas avancer [\u2026] Si nous voulons l\u2019Europe \u2013 et nous pourrons l\u2019avoir \u2013 c\u2019est au village ou dans les communes de quartier qu\u2019il nous faut exiger les moyens de la construire, qui sont tr\u00e8s simples : le droit de la commune \u00e0 cotiser au syndicat r\u00e9gional de l\u2019environnement,  des transports ou de l\u2019\u00e9ducation, sur un budget autonome et vot\u00e9 par son peuple\u00bb. <\/em>E ancora, prima: \u00abO\u00f9 se situe le pouvoir de d\u00e9cision normal ?Au  niveau de la commune, dans la plupart des cas. C\u2019est donc l\u00e0 qu\u2019il s\u2019agit de lutter : pour les autonomies municipales, sans lesquelles pas  de r\u00e9gions ni de f\u00e9d\u00e9ration [\u2026]. Des r\u00e9gions se  dessinent peu \u00e0 peu dans la r\u00e9alit\u00e9 continentale. Oblit\u00e9r\u00e9es depuis deux si\u00e8cles par la m\u00e9fiance ou la haine vigilantes de l\u2019administration centralis\u00e9e, elles reprennent du relief [\u2026] elles demandent \u00e0 s\u2019autog\u00e9rer, et voient bien qu\u2019elles devraient se f\u00e9d\u00e9rer \u00e0 cette fin. Qui pourrait les retenir de le faire ? Les Etats-Nations seuls. Mais ils devraient  alors s\u2019avouer franchement totalitaires, comme aucun, jusqu\u2019ici, ne l\u2019a os\u00e9 \u00e0 l\u2019Ouest [\u2026] J\u2019en viens  au r\u00e9cit de mon r\u00eave. Je voyais les r\u00e9gions qui  naissent sur notre continent [\u2026] Et je voyais plus  loin [\u2026] les Catalans<\/em> [\u2026]\u00bb <\/span>31<\/sup><\/a><\/span><\/span> <\/span>32<\/sup><\/a><\/span><\/span>. <\/p>\n\n\n\n

Sono parole che si affacciano, ripetiamolo, nel 1976, quando \u2013 dopo la morte di Francisco Franco (1975) \u2013 si avvia la transizione democratica in Spagna e la presidenza del Consiglio delle Comunit\u00e0 europee \u00e8 assunta dal Lussemburgo, che si pronuncia a favore della domanda di adesione della Grecia all\u2019insieme delle Comunit\u00e0, negli stessi giorni di febbraio in cui la Commissione europea partecipa, a Barcellona, alla conferenza in cui viene adottato un non comune progetto di convenzione per la protezione del  Mar Mediterraneo dall\u2019inquinamento. E si tratta di quel Lussemburgo che riceve il testimone da quell\u2019Irlanda che l\u2019anno prima, riunendo il Consiglio per la prima volta a Dublino, il 10 e l\u201911 febbraio, adotta importanti decisioni che consentono al governo del Regno Unito di raccomandare la permanenza del paese nella Comunit\u00e0, a tal punto che il referendum sulla stessa del 5 giugno 1975 \u00e8 vinto dai S\u00ec al 67,2%. <\/p>\n\n\n\n

Dov’\u00e8 il normale potere decisionale? A livello del comune, nella maggior parte dei casi. \u00c8 qui che dobbiamo lottare: per l’autonomia municipale, senza la quale non ci possono essere n\u00e9 regioni n\u00e9 federazione [\u2026] Obliterate per due secoli dalla vigile diffidenza o dall’odio verso l’amministrazione centralizzata, le regioni chiedono l’autogestione, e vedono che dovrebbero federarsi a questo scopo. Chi potrebbe impedirglielo? Solo gli stati nazionali.<\/p>denis de rougemont<\/cite><\/blockquote><\/figure>\n\n\n\n

E potrei continuare \u2013 magari citando soltanto, sempre a proposito del 1975, le intuizioni comunitarie pi\u00f9 avvertite e alla base della creazione del FESR, il Fondo europeo di sviluppo regionale \u2013  ma \u00e8 preferibile pensare, ora, a pi\u00f9 di quarant\u2019anni di distanza, anche solo a quanto \u00e8 successo in  Grecia e ancor pi\u00f9 a quanto \u00e8 successo in Catalogna (e di riflesso in Europa, che sovente non ne ha voluto e non ne vuol  sapere) tra il 2017 e il 2018. Ovvero a quanto si \u00e8 cercato di non capire in profondit\u00e0 circa il destino abbracciato in maniera forte \u2013 certo con coerenza  variabile \u2013 da Carles Puigdemont e da tutti i leader<\/em> indipendentisti in lotta contro la giustizia di una Spagna di nuovo arroccata su Madrid (e sul fantasma di quello stato-nazione \u00abqui devrait alors s\u2019avouer franchement totalitaire\u00bb) e su un apparato politico-giudiziario parecchio altalenante, tra ordini di cattura emessi e ritiro degli  stessi, e parecchio oppressivo contro un popolo,  contro una comunit\u00e0, prima che contro tutti i politici catalani  fuggiti, come altri prima di loro (et pour cause), nel  \u201cmio\u201d Belgio  <\/span>33<\/sup><\/a><\/span><\/span>, nella Scozia che ammiro  <\/span>34<\/sup><\/a><\/span><\/span> e finanche nella Svizzera del nostro inascoltato Denis de Rougemont  <\/span>35<\/sup><\/a><\/span><\/span>. <\/p>\n\n\n\n

Scozia, Belgio e Svizzera: quasi un asse per un insieme inedito di lingue e culture, disegnato dai nuovi esuli (oltre che dai vecchi), un paradigma  comunitario cui la Catalogna e tante altre regioni europee, da nord a sud, da est a ovest, potrebbero aspirare senza dovere essere tacciate di tradimento n\u00e9 dagli stati-nazione totalitari, n\u00e9 dall\u2019Europa delle Commissioni e delle lobby.<\/em><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

Come la Comune di Parigi pu\u00f2 aiutare a ripensare l’Europa? <\/p>\n

In una lettura colta e originale che, attraverso il tempo e lo spazio, collega Victor Hugo a Denis de Rougemont per arrivare fino alla Catalogna di oggi, Luciano Curreri traccia un percorso che rivela tutta l’attualit\u00e0 dei concetti portati avanti dalla Comune in occasione del suo 150\u00b0 anniversario. <\/p>\n","protected":false},"author":1195,"featured_media":1624,"comment_status":"closed","ping_status":"closed","sticky":false,"template":"templates\/post-angles.php","format":"standard","meta":{"_acf_changed":false,"_trash_the_other_posts":false,"footnotes":""},"categories":[1597],"tags":[1645,1646,1647],"geo":[],"class_list":["post-1590","post","type-post","status-publish","format-standard","hentry","category-storia","tag-comune-di-parigi","tag-europa","tag-luciano-curreri","staff-luciano-curreri"],"acf":[],"yoast_head":"\nDalla Comune di Parigi all\u2019Europa della Comunit\u00e0: briciole di immaginario - Il Grand Continent<\/title>\n<meta name=\"robots\" content=\"index, follow, max-snippet:-1, max-image-preview:large, max-video-preview:-1\" \/>\n<link rel=\"canonical\" href=\"https:\/\/legrandcontinent.eu\/it\/2021\/03\/19\/dalla-comune-di-parigi-alleuropa-della-comunita-briciole-di-immaginario\/\" \/>\n<meta property=\"og:locale\" content=\"it_IT\" \/>\n<meta property=\"og:type\" content=\"article\" \/>\n<meta property=\"og:title\" content=\"Dalla Comune di Parigi all\u2019Europa della Comunit\u00e0: briciole di immaginario - Il Grand Continent\" \/>\n<meta property=\"og:description\" content=\"Come la Comune di Parigi pu\u00f2 aiutare a ripensare l'Europa? 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